Briciole di pane

Dipartimento di Ingegneria, via nuova Agnano

La facciata principale dell'edificio di Via Nuova Agnano

Di Giovanni Menna

Situata in un’area di limite tra Fuorigrotta, Agnano e il versante orientale di Bagnoli, appena fuori la trama urbana ottocentesca, la sede occupa un lotto allungato a cuneo, la cui testata prospetta su via nuova Agnano. Il complesso è l’esito di un accordo tra il Gruppo Giustino e l’Ateneo federiciano nel quadro di un più ampio disegno di razionalizzazione e sviluppo della rete delle strutture della Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Venne realizzato sulla base di un progetto del 1999 firmato dall’architetto Pasquale Manduca, che curò anche la direzione dei lavori, conclusi in soli diciotto mesi nel 2001, quando l’opera venne inaugurata. Il complesso si articola in quattro corpi disposti a trapezio isoscele attorno a uno spazio centrale, con l’asse longitudinale sulla direttrice nord-sud e con la base minore che ospita l’ingresso principale. Sono due gli aspetti più interessanti, di natura relazionale, che connotano il complesso. Il primo è costituito dalla centralità assegnata alla relazione tra gli spazi coperti e quelli scoperti, con un ruolo decisivo affidato al verde. Se a est l’innesto dell’edificio sulla strada è mediato da uno spazio conformato come una piazza circolare, arredato con una fontana e integrato da aiuole, la corte interna è coperta per metà: un forum di raccolta e incontro di studenti e docenti e al contempo cerniera di distribuzione dei flussi diretti alle aule, che sono disposte in prevalenza al piano terra. Sui lati lunghi sono invece filari di alberi a fare da filtro con le strade a nord e a sud e, infine, sul versante opposto, a ovest appena fuori l’edificio, lo spiazzo antistante il corpo di fabbrica di quattro piani si collega e si integra con altre aree verdi, ovvero i due piccoli giardini pubblici (il Parco Totò e il Parco dei Fiori) posti subito al di fuori del lotto. Il complesso è in sostanza al tempo stesso isolato, ma integrato con spazi verdi all’interno della confusa trama del frammento urbano in cui si inserisce. Il secondo aspetto caratterizzante attiene l’importanza assegnata non solo agli spazi di incontro e di relazione sociale all’interno del complesso, ma anche alla necessità di mettere in rapporto la sede universitaria con il quartiere, come mostra ad esempio la citata piazza pubblica antistante un ingresso intelligentemente arretrato rispetto al filo stradale. Va infatti sottolineato che l’area in cui il complesso si inserisce, proprio in virtù della sua marginalità – nonché per la presenza nella zona di tracciati ferroviari –, non è mai riuscita a essere parte di un disegno urbano coerente e razionale ed è rimasta a lungo in una condizione di sostanziale degrado. La costruzione di una sede universitaria ha permesso di rimuovere questa criticità insediando un polo dedicato alla conoscenza e alla cultura, che induce in modo rilevante allo sviluppo della socialità e al miglioramento della qualità complessiva del quartiere. Una qualità a cui contribuisce anche l’architettura: priva di particolari e inutili accenti espressivi, esibisce intelligentemente un’immagine di civile decoro, che non manca tuttavia di innescare suggestioni per la scelta dei materiali e delle rifiniture (travertino, peperino grigio, marmi artificiali, etc.) e delle consequenziali soluzioni cromatiche nei rivestimenti che esibiscono un ampio spettro di toni, dall’ocra all’azzurro.

Dal volume "Passeggiando per la Federico II" (seconda edizione aggiornata) a cura di Alessandro Castagnaro - fotografie di Roberto Fellicò - FedOAPress