Casa Orlandi (Anacapri)
Casa Orlandi (Anacapri)
di Salvatore Di Liello
La storia di Casa Orlandi ad Anacapri, dal 2000 sede del Centro internazionale per la cultura scientifica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, compendia un susseguirsi di vicende ricorrente in altre architetture dell’isola di Capri: un’origine rurale, una successiva destinazione residenziale suggerita dalla ridente dimensione agreste del luogo, quindi successivi acquisti e trasferimenti della proprietà che, seguendo la crescente fortuna dell’isola durante l’Ottocento, determinarono la trasformazione delle fabbriche, nel cui ambito quei motivi mediterranei appaiono riletti alla luce del cosiddetto “stile caprese”, destinato a riscrivere forme e funzioni del preesistente edificio. Tale paradigma, per Casa Orlandi va declinato nell’originaria presenza in quell’altrove naturale che era Anacapri ancora nel Seicento, tra le contrade Timpone e Boffe, di alcuni comodi rurali nell’area detta “Sellaorta” dove le Teresiane di Anacapri, fin dagli ultimi decenni del Seicento, avevano trasformato alcuni suoli, creando le premesse per la costruzione del complesso monastico di San Michele Arcangelo, la cui chiesa fu consacrata nel 1719. Le preesistenti costruzioni, poi trasformate durante il Settecento in edifici con giardini – probabilmente destinati dalle Teresiane a strutture di accoglienza per le famiglie napoletane in visita dalle religiose –, furono acquistate dal napoletano Luigi Migiarra intorno al 1782 e da questi vendute a Francesco Orlando (in seguito Orlandi) nel 1854. Il nuovo proprietario diede inizio a ulteriori lavori, nei quali rientrò anche la sistemazione del nuovo ingresso dalla quota superiore di via Finestrale, dove fu realizzato il viale colonnato comunicante direttamente con il piano superiore della dimora. L’incanto del luogo, magnificato dalla straordinaria vista sul golfo di Napoli, rese questa “piccola casa” – come recita l’iscrizione sul cancello di accesso – una sobria e tranquilla residenza, che anche nell’aggiunta di nuovi ambienti conservava quei caratteri di semplicità diversamente dalle più prestigiose ville che da quegli anni punteggiavano il territorio isolano. Alle iniziative di Francesco Orlando seguirono quelle del figlio Giuseppe che, consigliere provinciale di Sorrento, riuscì a ottenere i finanziamenti necessari per la costruzione della rotabile tra Capri e Anacapri, realizzata tra il 1874 e il 1877 per mettere in comunicazione i due centri dell’isola, fino ad allora collegati solo dall’antichissima cosiddetta Scala Fenicia. Più tardi, la villa, descritta dalle fonti in decadenza ed ereditata da Giulia, sorella di Giuseppe, fu da questa venduta, nel 1925 agli avvocati napoletani Gerardo e Agostino Borselli che, senza migliorarne le precarie condizioni, la cedettero a Giorgio Cerio. Quest’ultimo affidò a suo fratello, il celebre Edwin, il restauro della residenza, attuato seguendo le sue ben note idee sulla tutela dei valori della tradizione locale caprese, di cui l’architettura era mirabile sintesi. Con la presenza di Cerio a Casa Orlandi iniziava una nuova stagione per la dimora, che da quel momento divenne centro di cultura e di ricerca scientifica, come attestano le successive destinazioni, prima a sede caprese dell’Osservatorio di Stoccolma nel 1952, e poi a residenza di artisti negli anni Sessanta, quando l’edificio venne affidato ai galleristi napoletani Lucio Amelio e Pasquale Trisorio, che favorirono l’arrivo nella villa, tra gli altri, di Andy Warhol e Jannis Kounellis. Trascorsa questa stagione, il grave abbandono in cui più tardi cadde l’edificio determinò nel 1996 la scelta del Centro Caprense Ignazio Cerio di affidare Casa Orlandi in comodato all’Università di Napoli che, d’intesa con il Centro Ignazio Cerio e con la soprintendenza napoletana, ne curò il restauro, adeguando gli spazi a un laboratorio di formazione universitaria.
Dal volume "Passeggiando per la Federico II" (seconda edizione aggiornata) a cura di Alessandro Castagnaro - fotografie di Roberto Fellicò - FedOAPress