Briciole di pane

Palazzo De Laurentiis

Palazzo De Laurentiis

di Massimo Visone

Palazzo de Laurentiis è sito nel nucleo più antico del centro storico, a valle del decumano inferiore (Spaccanapoli), all’incrocio con la via che dal mercato romano (sotto San Lorenzo Maggiore) scendeva verso la Sellaria, una piazza allungata di metà Quattrocento ambita da togati, mercanti e finanzieri, poi tagliata dal Risanamento.
In età moderna, con l’ampliamento della città verso il porto, il decumano principale si spostò a sud, sull’odierna via San Biagio dei Librai, come attesta la monumentale sede del Monte di Pietà (1597-1603), con cui Palazzo de Laurentiis confina.
La vicinanza con una delle principali “banche” della città ha comportato nel tempo l’acquisizione del palazzo da parte del Monte di Pietà e il suo collegamento funzionale: un rapporto che inizia nel Settecento e si conclude nel 1993, con la vendita da parte del Banco di Napoli – sorto nel decennio francese dalla fusione di banchi pubblici – all’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Oggi, Palazzo de Laurentiis, unitamente a un altro a esso adiacente posto a ridosso del monastero dei Santi Severino e Sossio (oggi Archivio di Stato), è sede del Dipartimento di Scienze sociali.
I due edifici costituiscono gran parte di un isolato della città antica.
L’insula è delimitata a nord dal decumano, su cui si attesta un terzo fabbricato di altra proprietà; lateralmente da due cardini, corrispondenti a vico Monte di Pietà, ove sono l’ingresso al Dipartimento e alla porta carrese del monastero benedettino, e a vico Figurari; infine, un tratto di strada sul retro del Monte di Pietà lascia intendere quale fosse il limite meridionale, prima di essere inglobato dall’ampliamento edilizio.
Il palazzo principale è costituito di quattro piani, il minore di tre, sopraelevati in epoche diverse.
Le fonti identificano il primo come “casa palaziata” dell’avvocato Francesco Maria de Laurentiis, acquistata dal Monte di Pietà nel 1728.
Non si rileva se l’ingegnere Casimiro Vetromile sia stato l’autore del progetto o solo l’assistente al suo riordino, ma con tali lavori il fabbricato assunse l’attuale aspetto architettonico.
Il Monte utilizzò il palazzo come abitazione; nel 1732 decise di sistemarvi il guardaroba e l’officina dei pegni; nel 1758 fu realizzato un passaggio sopraelevato coperto in sostituzione di un ponte mobile; nel 1788 vi era anche l’archivio, danneggiato da un incendio nel 1786.
Più piccolo è il secondo edificio, appartenente nella prima metà del Settecento ad Alfonso Capano, che l’aveva acquistato dal duca Sanseverino di San Donato.
La casa palaziata rimase ai Capano fino al 1824, quando il Banco delle Due Sicilie ne acquista i ruderi per ricostruirvi il piano terra (1829), sei stanzoni al primo piano (1836) e poi altri otto ambienti (1839-1840).
Autori dei progetti furono Carlo Praus, per i primi due piani, e Cesare Cardona (dal 1855), per il secondo, forse facendo eseguire cornici e finestre simili a quelle di Palazzo de Laurentiis, rendendo omogenee le facciate del complesso, così come si vede oggi, ma la varietà delle volte interne lascia intendere la primitiva differenziazione formale e funzionale delle fabbriche.
Il palazzo mostra fasce marcapiano, modanature e cornici settecentesche, una lunga balconata nel cortile e tre scale tutte in piperno; più interessante è la scala che si apre a nord, di una certa qual magnificenza il suo prospetto su vico Figurari, mentre più comuni sono le altre scale.

Dal volume "Passeggiando per la Federico II" (seconda edizione aggiornata) a cura di Alessandro Castagnaro - fotografie di Roberto Fellicò - FedOAPress