La Befana vien di notte...

La Befana vien di notte...

La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani; inoltre con le scarpe tutte rotte e col cappello alla romana è sempre viva viva la Befana!.

Con una filastrocca famosa s'intende omaggiare un personaggio mitico per grandi e piccini. La Befana, corruzione lessicale di epifania attraverso bifanìa e befanìa, è una figura tipica di alcune regioni italiane, diffusasi poi in tutta la penisola.

La Befana (cioè manifestazione) è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio di ogni anno . La Befana appartiene alle figure folkloristiche, dispensatrici di doni, legate alle festività natalizie.

Nella più pura tradizione popolare Italiana la befana, scende nelle case attraverso le cappe dei camini, che simbolicamente raffigurano un punto di comunicazione tra la terra e il cielo e distribuisce due tipi di doni: quelli buoni che sono il presagio di buone novità della stagione che verrà e il carbone, che, invece, è il residuo del passato.

Oltre che in Italia troviamo il culto della Befana in varie parti del mondo: dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all'Africa del Nord.

In tale culto, molti, rintracciano il mito della Dea genitrice primordiale, signora della vita e della morte, della rigenerazione della Natura.
Per altri, nella sua figura, la Befana riassume l'immagine della Dea antenata custode del focolare, luogo sacro della casa. E non è un caso se si serve, proprio dei camini, per introdurre l' allegria nelle case, svolazzando con la sua  scopa.

L'origine di questa figura va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Difatti rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell'anno solare (solstizio invernale) e l'inizio dell'anno lunare.

Anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. A guidarle secondo alcuni era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza).

L'aspetto da vecchia sarebbe una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno.

Un'ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e di Strenia e durante la quale si scambiavano regali. La Befana si richiama pure ad alcune figure della mitologia germanica, Holda e Berchta, sempre come personificazione della natura invernale.

Tutti i bimbi aspettano il 6 gennaio, giorno in cui una nonna buona per lo più premia i più bravi lungo tutto l'arco dell'anno solare. (C.Crispino)



Redazione

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