Tempo di 'controra'. L'ozio estivo che fa bene al cervello

Con l'arrivo del caldo torrido estivo incomincia a farsi più frequente l'abitudine del sonnellino o ozio pomeridiano, noto come "controra" (dal latino contra horas, cioè ore contrarie). Questa usanza trae la sua origine nella antica cultura dei contadini che, per evitare la calura solare estiva che avrebbe reso ancora più duro il già massacrante lavoro dei campi, andavano a lavorare la terra con il sorgere del sole.
A mezzogiorno smettevano di lavorare, si mettevano a mangiare e poi si riposavano perché, nella loro saggezza, avevano capito che il caldo eccessivo delle ore subito dopo mezzogiorno li avrebbe inutilmente affaticati nel lavoro; i lavori venivano poi ripresi quando il sole incominciava ad abbassarsi e a perdere di forza.
La controra richiama alla mente la "siesta", parola derivante dal latino sexta hora cioè l'ora sesta degli antichi Romani corrispondente proprio alle ore 12 solari. Il rispetto della controra è tipico dalla civiltà contadina che sa fermarsi, riposare e fare le cose con la giusta lentezza, a dispetto dell'era dell'industrializzazione dove tutto è velocità e produttività.
Ma tale frenesia ci porta spesso a lavorare male e stressati per cui diventa salutare riscoprire l'utilità di fermarsi ed apprezzare il fascino della controra. A dar manforte a quest'idea arriva anche una ricerca della NASA, secondo la quale la controra aumenterebbe le prestazioni del cervello del 34% e la capacità di vigilanza del 54%.
Adriano Mazzarella
Docente di Climatologia Dipartimento di Scienze della Terra
Responsabile Osservatorio Meteorologcio Università degli Studi di Napoli Federico II
da 'Il Napoli' del 22.06.09
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