Antichi fuochi umani e l'evoluzione delle linee diurne e notturne nei gechi

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L'illuminazione dei primi insediamenti Neolitici avrebbe creato una nuova nicchia ecologica innescando nuovi e inattesi percorsi evolutivi per le specie sinantropiche.

I comuni gechi che abitano i muretti delle nostre case esistono in due varianti: quelli chiari notturni e individui molto scuri diurni.

Uno studio condotto dal team di ricerca coordinato dal professore Domenico Fulgione del Dipartimento di Biologia federiciano e pubblicato sulla rivista iScience ha scoperto che le due varianti si sono adattate a diverse condizioni ecologiche, giorno e notte, come due specie in via di separazione. Grazie a un approccio multidisciplinare – combinando istologia, fisiologia, genetica, modelli paleo-ambientali ed esperimenti notturni con il fuoco – è stato ricostruito uno scenario incredibile: l'uso del fuoco da parte degli uomini del Neolitico, più di 6500 anni fa, avrebbe permesso alla forma notturna di sfruttare gli insetti attratti dalla luce dei fuochi accesi. Una sorta di primo "inquinamento luminoso" che ha modellato la fauna del passato con effetti visibili ancora oggi.

L'Homo sapies, volontariamente o involontariamente condiziona l'evoluzione e la biodiversità del nostro pianeta. 

Il team di ricerca oltre al professore Fulgione è composto dai docenti, Maria Buglione, Danilo Russo, Eleonora Rivieccio, Valeria Maselli, Bice Avallone e Alessandro Mondanaro e Giorgio Giurato.

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