Mini Irene nello Spazio anche grazie alla Federico II

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Si è concluso con successo l'esperimento in volo ipersonico di Mini Irene, dimostratore sub-orbitale di un innovativo sistema di protezione termica dispiegabile e leggero per il rientro autonomo dallo Spazio.

Progettata e sviluppata da un consorzio di piccole e medie imprese (ALI), dal CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali) e dal DII (Dipartimento di Ingegneria industriale dell'Università degli Studi di Napoli Federico II), la capsula, precursore di sistemi che potranno avere molteplici applicazioni sia in missioni nell' orbita bassa terrestre sia in futuri programmi di esplorazione spaziale, è stata lanciata nello spazio dalla base di lancio europea Esrange di Kiruna, in Svezia, con un vettore dotato di un endoreattore  bi-stadio a propellenti solidi. Dopo il burn out del secondo stadio, è stata rilasciata ad un'altitudine di circa 83 chilometri, alla velocità di circa Mach 6 (sei volte la velocità del suono), proseguendo il suo volo sub-orbitale in condizioni di microgravità per circa 6 minuti.

Raggiunta la quota massima di circa 250 chilometri, la capsula ha iniziato la fase di discesa sganciando i pannelli esterni e dispiegando lo scudo termico a forma di ombrello che ha consentito, come previsto, il rientro sulla Terra. Dopo l'impatto al suolo, il team ha individuato il sito di atterraggio e recuperato l'esperimento, che è stato ricondotto con un elicottero alla base di lancio dopo circa un'ora. Parte dei dati acquisiti dai sensori presenti nella capsula sono stati trasmessi in telemetria durante il volo alla stazione di controllo. L'analisi di tutte le misure registrate a bordo proseguirà al rientro in Italia. Il programma è stato finanziato dalle ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e dall'ESA (Agenzia Spaziale Europea).

Responsabile scientifico del Mini Irene Flight Experiment è il Professore Raffaele Savino dell'Università Federico II. Il team di ricerca del DII ha partecipato al progetto sin dalla fase di ideazione e di definizione dei requisiti, contribuendo alla analisi e allo studio di missione, alla progettazione aerodinamica e meccanica, pubblicando numerosi articoli scientifici su riviste specializzate internazionali del settore. L'esperimento corona una collaborazione che prosegue ormai da molti anni fra l'Università Federico II e il sistema Aerospaziale della regione Campania.


Redazione

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