"Appassionata" a FederiPiano

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Prosegue con il quarto concerto FederiPiano, la rassegna concertistica, alla sua prima edizione, organizzata dall'Università e tenuta interamente da studenti, ricercatori e professori federiciani. L'iniziativa rientre nelle attività di F2Cultura.

Martedì 18 febbraio 2020 alle 16.30 nella Chiesa dei Santi Marcellino e Festo, in Largo San Marcellino, 10, si esibirà Valeria Lonardo studentessa della Scuola di Medicina e Chirurgia, medico specializzando in Immunologia Clinica e Allergologia.

Titolo del concerto è "Appassionata". Un concerto con alcune delle composizioni più "ispirate" della musica pianistica dell‘800. Il concetto di ispirazione è assai diverso da quello di composizione estemporanea o di sfogo tempestivo dell'autore, difatti è frutto di una maturità compositiva e di un lungo lavoro che trova compimento in queste opere: un chiaro esempio è costituito dalla sonata n°2 op. 19 di Aleksandr Skrjabin (1872-1915). Il primo movimento, un andante in sol diesis minore, è una pagina di intenso lirismo ispirata alle onde del mare in una notte serena; quasi con violenza, il secondo movimento è un presto agitato che contiene in sé l'agitazione impetuosa dell'oceano. Si tratta di pagine di grande immediatezza la cui scrittura, tuttavia, è costata all'autore ben cinque anni di lavoro (dal 1892 al 1897).

Non si tratta di un caso isolato: la ballata op.52 in fa minore di Frederic Chopin (1810 – 1849) riunisce in un unico pezzo diversi stili, timbriche e variazioni del tema principale che gli è valsa la definizione di alcuni critici di "geniale improvvisazione"; ma d'improvvisazione c'è ben poco dal momento che il compositore polacco vi lavorò per tre anni (dal 1841 al 1843). In virtù di questo lavoro compositivo di alto magistero, l'esecutore necessità di un lungo studio per carpire l'essenza dell'opera. A tal proposito Chopin era assai esigente con gli allievi e pretendeva che i dettagli fossero curati con meticolosità, come riportato in "Chopin visto dai suoi allievi" di Jean-Jacques Eigeldinger. Una testimonianza diretta riportata, riguarda il notturno op. 27 n°2 in Re bemolle maggiore in cui il maestro era costantemente insoddisfatto circa la qualità dal suono, del legato e del rubato, indice delle grandi difficoltà tecniche e musicali a cui l'allievo era sottoposto. In questa accezione infatti Chopin riteneva estremamente formativa la sua musica in contrapposizione alla musica didattica coeva che scindeva l'aspetto artistico e spirituale da quello tecnico e muscolare, costringendo gli studenti a lunghe ore di esercizi ripetitivi. Proprio per questo, scrisse anche tre serie di studi (tra cui l'op. 10 n°4 e op. 10 n°5) in cui, i brani diventano pezzi da concerto e le difficoltà tecniche sono a servizio di un'esigenza artistica.

In questo contesto la sonata op. 57 n.23 in fa minore di Ludwig Van Beethoven (1770 – 1827) è uno dei pezzi pioneristici: composta tra il 1804 ed il 1806, consta di tre movimenti di cui il primo (Allegro Assai) ed il terzo (Allegro ma non troppo – Presto) sono di grande virtuosismo che diventa un fatto artistico. "La drammaticità di questa sonata potrebbe far pensare ad un fenomeno naturale inarrestabile e cieco o ad una volontà travolgente che risulta per l'ascoltatore emotivamente sconvolgente" (P. Rattalino).

Prossimo appuntamento martedì 17 marzo 2020.

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