Primo paleo-tsunami distruttivo mai osservato in Africa

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Una ricerca scientifica finanziata dal National Geographic e condotta da un team internazionale di ricercatori ha rivelato i drammatici effetti di un antico tsunami che devastò la costa africana dell'Oceano Indiano - Africa orientale, un migliaio d'anni fa. 

Questo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Geology, ha compreso un nutrito gruppo di ricercatori italiani quali Vittorio Maselli, ora alla Dalhousie University, che ha diretto il team di ricerca, Davide Oppo (Louisiana State University), David Iacopini, (DISTAR, Università di Napoli Federico II) e Marco Taviani (Istituto di Science Marine del CNR).

Combinando dati sedimentologici, paleontologici, archeologici, datazioni al radio carbonio e simulazioni numeriche, i ricercatori hanno potuto dimostrare che circa 1000 anni fa un villaggio Swahili, sorto vicino la foce del Fiume Pangani in Tanzania, è stato spazzato via da onde di tsunami probabilmente originatesi a migliaia di chilometri di distanza (come tali chiamate teletsunami), lungo il margine di placca di Sumatra. Potrebbe dunque trattarsi di un precursore del catastrofico tsunami del 26 dicembre 2004 che però ebbe limitati effetti lungo la costa della Tanzania. Si tratta del primo ritrovamento da deposito di Tsunami contenenti resti umani scoperto lunghe le coste dell'Africa orientale.

I modelli numerici presentati nella ricerca con lo scopo di simulare la propagazione di onde di tsunami attraverso l Oceano Indiano suggeriscono che l'origine dello tsunami sia da mettere in relazione a terremoti generati da importanti faglie lungo la zona di subduzione di Sumatra - Andaman e che dunque si siano propagati per migliaia di chilometri prima di abbattersi lungo la costa dell Africa orientale.  

La ricerca rafforzano l'idea secondo cui i Teletsunami possono rappresentare un serio rischio per le comunità, e mega-cities che si sono sviluppate lungo la costa orientale africana. E' bene ricordare che tsunami con altezze d'onda di decine di metri possono essere causati sia da terremoti sottomarini, come nel caso del 2004, sia da frane sottomarine, come il recente tsunami di Palu, in Indonesia, sia eruzioni vulcaniche, come spesso avviene nelle Isole Eolie.

"Quantificare il rischio tsunami, sia ricostruendo eventi passati che raffinando il monitoraggio di futuri eventi, particolarmente in relazione a frane sottomarine o sorgenti sismiche lontane, richiederà un ulteriore e più ampio sforzo da parte della comunità scientifica. Siamo solo all'inizio" dichiara il professore Iacopini.


Redazione

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