Angioplastica coronarica: semaforo verde per gli stent medicati

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La cardiopatia ischemica, dovuta alla formazione di placche che riducono il flusso di sangue attraverso le arterie coronarie determinando l'infarto miocardico, è la principale causa di morte a livello mondiale ed ha una prevalenza in costante aumento. È stato, infatti, stimato che il numero di morti attribuito a questa patologia è aumentato da circa 5,7 milioni nel 1990 a più di 8 milioni nel 2013. Tale incremento è principalmente attribuibile alla costante crescita della popolazione a livello globale e all'aumento dell'aspettativa di vita, soprattutto nei paesi industrializzati. L'angioplastica coronarica ha rivoluzionato il trattamento della cardiopatia ischemica e rappresenta la procedura attualmente più diffusa in ambito cardiovascolare, in grado di migliorare i sintomi dei pazienti affetti da cardiopatia ischemica cronica e di garantire la sopravvivenza a coloro che soffrono di infarto acuto del miocardio.

Le prime tecniche di angioplastica erano basate sull'impiego di palloncini che dilatavano l'arteria in corrispondenza dei restringimenti significativi. Successivamente sono stati introdotti gli stent coronarici (reti metalliche tubulari rilasciate in corrispondenza delle stenosi) che hanno conferito risultati più duraturi rispetto all'angioplastica con palloncino. La tecnologia degli stent si è ulteriormente evoluta con lo sviluppo di sistemi a rilascio di farmaco antiproliferativo (stent medicati) che ha lo scopo principale di ridurre il rischio di ri-formazione dell'ostruzione (restenosi). Tuttavia, il profilo di sicurezza e di efficacia degli stent medicati rispetto a quelli metallici (che non rilasciano farmaco) è stato messo più volte in discussione.

Il lavoro recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet è basato sull'analisi dei dati di più di 26,000 pazienti con cardiopatia ischemica inclusi in studi clinici di confronto tra stent medicati e non medicati. I ricercatori di diversi paesi Europei – guidati dall'italiano, Raffaele Piccolo, specialista in cardiologia e ricercatore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II – hanno dimostrato una riduzione dell'infarto del miocardio e della morte per cause cardiache nei pazienti sottoposti ad angioplastica con impianto di stent medicati. Inoltre, ad un follow-up medio di tre anni, gli stent medicati hanno mostrato un notevole vantaggio in termini di efficacia, ovvero di necessità di nuova rivascolarizzazione dell'arteria trattata ed in termini di sicurezza, con una riduzione significativa del rischio di occlusione improvvisa dello stent.

Il Professor Piccolo, autore del lavoro, spiega <<I risultati osservati dimostrano in maniera definitiva che gli stent medicati sono più sicuri ed efficaci degli stent tradizionali non medicati, rappresentando quindi la terapia di prima scelta in tutti i pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica, conferendo inoltre una riduzione dell'infarto miocardico con l'utilizzo degli stent medicati>> sottolineando anche  <<l'importanza delle collaborazioni scientifiche internazionali tra vari esperti sul tema – in un consorzio definito "Coronary Stent Trialists (CST)" >>.

Commentando i risultati di questo studio, Giovanni Esposito – Professore Ordinario di Cardiologia alla Università Federico II sottolinea che essi <<mettono la parola fine alla discussione ormai protrattasi da anni sull'uso degli stent medicati nei pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica. Già da alcuni anni nel Laboratorio di Emodinamica dell'AOU Federico II gli stent medicati sono gli unici ad essere impiantati. Tuttavia, in altre parti del mondo a causa di restrizioni economiche e per una presunta maggior sicurezza, gli stent non medicati continuano ad essere utilizzati fino al 25% dei casi >>, mettendo inoltre in evidenza l'alto impatto scientifico delle nuove generazioni di scienziati formatisi presso la cardiologia della Federico II diretta da Bruno Trimarco – Professore Ordinario di Cardiologia alla Federico II di Napoli. Quest'ultimo aggiunge che: <<I risultati di questo studio saranno fondamentali per guidare la pratica clinica di una delle terapie più diffuse al mondo. Basti pensare che secondo le ultime stime in Europa ogni anno vengono eseguiti circa 900,000 interventi di angioplastica coronarica e solo in Italia sono impiantati circa 200,000 stent coronarici all'anno>>.
 

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