Neuroni specchio. Dall'azione al linguaggio

Neuroni specchio. Dall'azione al linguaggio

Tutti siamo abituati a pensare al cervello come formato da compartimenti distinti, ognuno specializzato per un determinato compito: visione, udito, tatto, movimenti, emozioni, linguaggio. Se da un lato è sicuramente vero che la corteccia cerebrale è suddivisa in aree diverse, è però altrettanto vero che a questa suddivisione anatomica non corrisponde un'altrettanto rigida suddivisione funzionale. Infatti, moltissimi neuroni del cervello si attivano per più di una modalità. Esistono così neuroni sensoriali che sono modulati anche dall'attività motoria e viceversa neuroni motori attivati da stimoli sensoriali. Questa è, a mio avviso, la grande novità delle neuroscienze contemporanee perché ci costringe a considerare il cervello in modo nuovo. Una possibile ragione di quest'apparente confusione è che, in realtà, quel processo che noi chiamiamo percezione - la sensazione consapevole della presenza di uno stimolo - non avviene passivamente, ma è il risultato di un processo attivo in cui il cervello ‘intenzionale' è in grado di modulare la rilevanza degli stimoli sensoriali. Questo si traduce, ovviamente, in attivazioni ‘sensorimotorie' complesse, in cui lo stesso neurone (ad esempio un neurone che controlla i movimenti oculari, coinvolto anche nell'orientamento dell'attenzione visiva) si attiva sia durante il movimento, sia all'arrivo di uno stimolo visivo in una determinata regione del campo visivo.

Anche i cosiddetti ‘neuroni specchio' sono neuroni multimodali. Li abbiamo scoperti nel macaco, un po' per caso, in una regione di corteccia motoria che comanda le azioni della mano. Si tratta quindi di neuroni motori che hanno però una particolarità: si attivano anche quando l'animale osserva un altro individuo fare la stessa cosa. Per dirla con un termine tecnico, sono neuroni ‘visuomotori' che rispondono sia durante l'esecuzione di un'azione (ad esempio afferrare una nocciolina), che durante l'osservazione di un'azione molto simile, ma eseguita da altri. Da subito abbiamo proposto che questi neuroni specchio potessero spiegare il meccanismo alla base della ‘comprensione' delle azioni: capisco quello che fanno gli altri perché so fare la stessa cosa.

Successivamente a questa scoperta, abbiamo visto che i neuroni specchio esistono anche nell'uomo. Siamo riusciti a far questo grazie alla stimolazione magnetica transcranica, una tecnica nuova che permette di ‘fotografare' l'eccitabilità del sistema motorio stimolando elettricamente in modo non pericoloso la corteccia cerebrale e registrando dai muscoli i potenziali elettrici prodotti dallo stimolo. In questo modo, abbiamo potuto dimostrare che tutte le volte in cui osserviamo un'altra persona eseguire un'azione, l'eccitabilità del nostro sistema motorio aumenta e riproduce fedelmente, istante per istante, ciò che succede nell'altro. Ciò è vero sia per le azioni eseguite con la mano, che per il linguaggio. In quest'ultimo caso, tutte le volte in cui ascoltiamo un nostro simile parlare, la nostra corteccia motoria che controlla l'apparato fonoarticolatorio viene facilitata in modo congruente.

Molto più di recente, abbiamo dimostrato empi-ricamente che queste attività ‘specchio' sono davvero necessarie a capire. Ciò è vero in particolare per il linguaggio dove gli aspetti ‘motori' che concorrono alla comprensione forniscono contributi importanti non solo nel dominio della fonologia, ma anche in quelli lessicale e sintattico.

Luciano Fadiga
Professore di Fisiologia umana
Università degli Studi di Ferrara

Allegati:


Redazione

c/o COINOR: redazionenews@unina.it