Dantedì. Il 25 marzo iniziò il viaggio ultraterreno della Divina Commedia

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Il 25 marzo, data che la maggior parte degli studiosi individua come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia, si celebra per la prima volta il Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri, recentemente istituita dal Governo italiano in vista del Settecentenario della morte del poeta fiorentino. Anche la Federico II parteciperà, sia pure nei modi consentiti dall'attuale emergenza sanitaria, a questo omaggio. E ha scelto di farlo affidando la lettura di tre canti notissimi, il V dell'Inferno, il VI del Purgatorio e il XXXIII del Paradiso, che sono nella memoria scolastica di ciascuno di noi, a tre talentuosi attori napoletani: Giovanni Ludeno, Marco Mario De Notaris, Lino Musella. Le loro voci restituiranno l'incorrotto e sempre rinnovato piacere di lettura e di ascolto di un classico ancora vitalissimo e che, pur nella sua radicale alterità, continua ancora a sollecitarci, a rispondere alle nostre domande, a svelarci nuove profondità di senso.
L'iniziativa, rivolta alla comunità federiciana e a tutto il territorio, rientra tra le attività culturali di F2Cultura.

Attraverso la Commedia Dante fonda la tradizione letteraria italiana, offrendo un contributo decisivo al processo di unificazione linguistica dell'italiano letterario. La forte esemplarità impressa alla propria vicenda biografico-spirituale, il complesso sistema ideologico-culturale di cui si fa interprete, la spregiudicata apertura verso la molteplicità del reale con la correlata audace polifonia stilistico-linguistica se da un lato confermano l'immagine, in qualche modo rassicurante, di Dante quale suprema sintesi della cultura medievale europea, quale classico della memoria intellettuale e della coscienza occidentale, dall'altro ne testimoniano però anche la mirabile portata innovativa, capace di prestarsi ancora oggi a usi e fruizioni fortemente divaricati. Davvero si può dire che «l'impressione genuina del postero, incontrandosi in Dante, non è d'imbattersi in un tenace e ben conservato sopravvissuto, ma di raggiungere qualcuno arrivato prima di lui». Come è stato scritto, Dante è un poeta capace di fornire le parole e gli accenti di un'eloquenza insolita, adeguata alle richieste di circostanze straordinarie e ai compiti sempre nuovi che la letteratura si trova via via ad assumere. Oltre la barriera di sette secoli, la Divina Commedia continua a fornire tecniche di istruzione dell'immaginazione, a farci vivere, attraverso il fascino meraviglioso e inestinguibile della sua lingua e delle sue invenzioni, una molteplicità di esperienze simulate.

In questo tempo calamitoso, sospeso, che ci tocca vivere, il fascino delle storie, la veemenza delle invettive, l'intelligenza delle cose, i mirabili ingranaggi verbali che la Commedia mette in campo non allontaneranno l'odierna «orrorifica tabe», ma, come ci ha insegnato Basile ne Lo cunto de li cunti, «ausolianno cose de gusto se spapurano l'affanne, se dà sfratto a li penziere fastidiuse e s'allonga la vita».

Dunque è probabilmente il 25 marzo del 1300 quando Dante immagina di intraprendere il suo viaggio oltremondano. Un viaggio che nei secoli e presso le generazioni successive non sarà più dimenticato. La distanza, apparentemente incalcolabile, che ci separa da quel giorno non è valsa a estinguere il valore universale del messaggio che Dante ha inteso consegnare ai suoi versi. Quello raccontato nella Commedia è un cammino di formazione nel quale Dante stesso, il personaggio che incontriamo per la prima volta mentre brancola nel buio di una selva sconosciuta, arriva ad attingere la visione di Dio. Non prima però di aver attraversato i tre regni dell'aldilà: non prima cioè di aver conosciuto – e patito nel corpo e nell'anima – le pene dei dannati, l'espiazione delle anime purganti, i diversi gradi della beatitudine. Ma questo non è solo il cammino di un individuo. Dante rappresenta la sua esperienza in modo tale che ogni lettore può riconoscervi la propria. Nel suo destino individuale, che va dalla caduta al riscatto, vi è racchiuso il destino di ogni uomo, la fatica del percorso di ciascuno. Per questo motivo si può leggere la Commedia come una metafora di ogni vita umana, dello smarrimento e del cammino di liberazione di ogni uomo. All'eccezionalità di questa esperienza se ne aggiunge un'altra, che è quella del racconto. Il viaggio di Dante non si conclude con la visione di Dio. Si potrebbe anzi dire che la Commedia inizia proprio nel momento in cui il racconto si conclude. Vi è un altro viaggio, un viaggio di ritorno, che è quello particolare della letteratura. A Dante non basta esplorare l'aldilà. Dante intende riportare sulla terra, attraverso il suo racconto, il significato delle verità trascendentali lì apprese. È questo il più profondo significato che assegna alla sua poesia: assumersi il coraggio della verità per agire sul mondo; raccontare la sua esperienza per cambiare lo stato di cose presente. Dante comprende che le verità che ha appreso durante il suo viaggio resterebbero mute e inservibili se non fossero raccontate, condivise con gli altri. Comprende cioè che non ci si salva da soli: il messaggio di salvezza è un messaggio universale, che il poeta deve rivelare per fondare la comunità, saldarla insieme, guidarla fuori dallo smarrimento.

Abbracciare nella propria esperienza il vissuto di tutti, condividere con la comunità il percorso che porta alla liberazione: è questo sforzo, a un tempo dell'intelligenza e dell'emozione, che riteniamo Dante possa restituirci, oggi più che mai. 

Ed è proprio la dimensione comunitaria dell'esperienza letteraria che ci ha forse suggerito di affiancare alle letture dei tre canti danteschi un altro segmento meno scontato. La nostra letteratura, come la veloce citazione napoletana di Basile mostra, non è costituita soltanto da testi scritti in italiano, ma anche, largamente, da opere composte nei più vari dialetti della penisola assunti a dignità di lingua letteraria. In questo particolarissimo Dantedì, connotato dall'infestare della pandemia, la Federico II, il più grande Ateneo del Mezzogiorno d'Italia, ha voluto manifestare un segno di prossimità, di vicinanza, di condivisione verso gli studenti, i docenti e il personale tutto delle tante università del nord Italia. E abbiamo provato a farlo chiedendo a una giovane attrice comasca, Dianora Marabese, di regalarci una sua lettura di Carlo Porta, il più grande poeta dialettale meneghino, che agli inizi dell'Ottocento si cimentò in una spigliata ed espressiva traduzione in milanese del primo canto dell'Inferno, dando avvio al poi diffuso fenomeno delle traduzioni dialettali del poema dantesco.

Vittorio Celotto, Massimiliano Corrado, Gennaro Ferrante, Andrea Mazzucchi

 

Le letture, i video

Giovanni Ludeno, poliedrico attore napoletano, nato nel 1978, ha lavorato, tra gli altri, a teatro, con Luca Ronconi, Mario Martone, Andrea Renzi; al cinema con Alessandro Genovesi, Nanni Moretti, Francesca Comencini. Tra i suoi lavori più interessanti si ricordano le partecipazioni nei film Lo spazio bianco (2009) di Francesca Comencini, Il giovane favoloso (2014) di Mario Martone. Nel 2019 ha inoltre lavorato con Igor Tuveri per la realizzazione del film 5 è il numero perfetto (2019).

Marco Mario de Notaris, napoletano, classe 1975, diplomatosi al Centro sperimentale di cinematografia nel 1999, lavora come attore al cinema, in teatro e in televisione, in film, telefilm e soap opera, in ruoli comici e drammatici, sia della tradizione napoletana che della prosa classica e delle sperimentazioni teatrali. Si è anche dedicato alla scrittura, partecipando al libro Teoria e tecnica di un artista di merda e collaborando con la rivista "Piscine", per la quale ha curato la rubrica dei Falsi letterari d'autore. Del 2019 è il suo ultimo lavoro, il documentario Omar, dove si è occupato della regia e del soggetto.

Lino Musella, nato a Napoli nel 1980, ha ricevuto nel 2015 il Premio Hystrio Anct e nel 2019 il premio UBU, una sorta di Oscar italiano per il teatro. Per la tv ha recitato nella serie Gomorra e in The Young Pope di Paolo Sorrentino. Dal 2009 anima, con Paolo Mazzarelli, la Compagnia Musella Mazzarelli, con la quale ha dato vita, tra gli altri, agli spettacoli Due Cani-ovvero la tragica farsa di Sacco e Vanzetti (2009), Figlidiunbruttodio (Premio In-box 2010), Strategie Fatali (Premio Hystrio alla Drammaturgia 2016), Who's the King (2018).

Dianora Marabese, psicomotricista, attrice teatrale e regista della Brianza comasca. Conduce laboratori teatrali per bambini e ragazzi, scrive e allestisce spettacoli teatrali. Collabora con istituzioni scolastiche, biblioteche e teatri del suo territorio.


Redazione

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