Bangladesh: cambiamenti climatici e migrazioni

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La popolazione che vive nelle regioni pianeggianti della costa del Bangladesh ha già iniziato a spostarsi per sfuggire alle conseguenze dell'innalzamento del livello dei mari.
 
Un nuovo studio, il cui primo autore è Pietro De Lellis, professore associato di Automatica presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell'informazione alla Federico II, prevede che gli effetti a cascata di questa migrazione avrà un impatto su più di 1,3 milioni di persone in tutto il Bangladesh entro il 2050.
 
Questa preoccupante previsione è stata ottenuta attraverso l'uso di un innovativo modello matematico delle migrazioni che considera non solo i fattori economici, ma anche quelli legati al comportamento umani, quali ad esempio la mancata volontà o la possibilità di migrare, nonché i tentativi di rientrare nei luoghi d'origine, ove possibile. Il modello tiene anche in conto dei cosiddetti effetti a cascata, per cui la popolazione migrante si muove ripetutamente in cerca di nuove opportunità, ed alcuni degli abitanti delle regioni ospitanti tendono a loro volta a spostarsi, in quanto vedono il proprio tenore di vita minacciato da una possibile sovrappopolazione.
 
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati in Earth's Future, prestigiosa rivista di carattere interdisciplinare dell'American Geophysical Union. 
Considerato il grande interesse intorno a questa ricerca l'American Geophysical Union ha da poco dedicato una press release in seguito all'uscita dell'articolo, che è reperibile a questo link.
 
Per questo studio il professor De Lellis si è giovato del finanziamento del progetto ACROSS, programma STAR 2018 (Fondazione San Paolo e Coinor), da lui diretto, e svolto in collaborazione con i professori Maurizio Porfiri, New York University, e Manuel Ruiz Marin, Universidad Politecnica de Cartagena.
 
Il Bangladesh è particolarmente vulnerabile rispetto all'incremento del livello dei mari, in quanto è un paese caratterizzato da altitudini molto contenute, ed è attraversato da numerosi corsi d'acqua che già danno luogo a frequenti inondazioni durante la stagione dei monsoni. Il tratto di costa che si affaccia sulla baia del Bengali è lungo circa 580 km, di cui una larga parte è costituita dal delta del Gange. Si stima che il 41% della sua popolazione (163 milioni di abitanti) viva ad una altitudine inferiore ai 10 metri.
 
Secondo il modello proposto, i distretti meridionali lungo la baia del Bengali saranno i primi ad essere colpiti dall'innalzamento dei mari, causando migrazioni che si ribalteranno sull'intero paese, colpendo tutti i suoi 64 distretti. Alcuni di questi nuovi migranti saranno rifiutati dalla popolazione preesistente, determinando così ulteriori flussi. Un esempio paradigmatico è quello della popolazione della capitale, Dacca, che, dopo una inizialmente crescita, finirà per subire una lieve diminuzione, dovuta ai successivi flussi in uscita verso altri distretti vicini.
 
Si stima che nel modo più di 600 milioni di persone che vivono in regioni costali rischino di essere costretti a migrare a causa dell'innalzamento dei mari dovuto ai cambiamenti climatici. Le inondazioni causate dai cicloni tropicali e la contaminazione dell'acqua dolce con l'acqua salata dei mari stanno inoltre privando le persone delle proprie abitazioni e mezzi di sostentamento. I risultati del modello possono rappresentare un aiuto ai governi nazionali ed alle organizzazioni transnazionali per prepararsi ai cambiamenti climatici in atto, e provare a mitigarne le conseguenze per le popolazioni coinvolte. Ad esempio, i modelli matematici possono aiutare ad allocare le risorse nelle regioni che si prevede siano più colpite, assicurandosi che le aree urbane siano adeguatamente equipaggiate ad accogliere e gestire il flusso migratorio.

Secondo il professor De Lellis "I modelli matematici sono uno strumento cruciale per prendere decisioni fondate per il nostro futuro. Le migrazioni hanno diverse origini – disastri ambientali, tensioni politiche – ma in ultima analisi è la scienza a dover fornire degli strumenti adatti a chi ha l'onere di prendere decisioni."
 
Gli autori dello studio sostengono che il nuovo modello possa essere utilizzato per studiare migrazioni in risposta a qualsiasi tipo di disturbo ambientale che causi instabilità, come ad esempio siccità, terremoti, o incendi di vaste proporzioni. 
 

Redazione

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