Determinate sperimentalmente le aree dei terremoti critiche per le costruzioni

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Un recente lavoro pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature) da un gruppo di ricercatori federiciani guidati dal professor Iunio Iervolino, del Dipartimento di Strutture per l'Ingegneria e l'Architettura, discute l'analisi di più di duemila terremoti occorsi in Italia, determinando l'area intorno all'epicentro in cui lo scuotimento del suolo ha superato quello di riferimento per la progettazione delle nuove costruzioni.
 
Lo studio si è basato sull'analisi delle massime accelerazioni al suolo per i terremoti italiani occorsi tra il 2008 e il 2020, così come registrati dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. I dati osservati sono stati confrontati con le intensità sismiche di progetto nelle stesse aree colpite dai terremoti in questione. Ciò ha permesso, in primo luogo, di sviluppare semplici modelli semi-empirici dell'area di superamento per terremoti di fissata magnitudo. In secondo luogo, ha permesso di modellare la probabilità che un terremoto di una data magnitudo causi il superamento dell'intensità di progetto. L'accoppiamento della prima e della seconda classe di modelli ha fornito una valutazione approssimata dell'area di superamento prevista al verificarsi di un terremoto di una data magnitudo in Italia.
 
I risultati hanno rivelato che tale area può essere di diverse migliaia di chilometri quadrati per i terremoti più catastrofici tra quelli che hanno scosso il Paese nel passato recente. Conoscere la zona, intorno all'epicentro in cui ci si aspetta le costruzioni siano sottoposte a sollecitazioni maggiori di quelle di progetto, può essere rilevante per l'evoluzione dei metodi di progettazione strutturale e delle normative per il controllo del rischio sismico.
 
 

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