International Update on Osteoporosis 2019

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Il 14 e il 15 novembre l'Aula Magna "Gaetano Salvatore" della Scuola di Medicina e Chirurgia ospiterà l'International Update on Osteoporosis 2019, un convegno che vedrà impegnati tutti i maggiori esperti italiani e un ospite internazionale di rilievo, lo statunitense Kenneth Saag. L'interesse e l'attualità del convegno sono trasversali perché le fratture da fragilità rappresentano un temibile rischio non solo nei pazienti che soffrono di osteoporosi primitiva, ma anche nei pazienti con patologie o terapie che aumentano il rischio fratturativo compromettendo lo stato di salute globale e incrementando disabilità e mortalità.

La Reumatologia dell'Università Federico II ha contribuito significativamente alle conoscenze nel campo dell'OP conducendo gli studi epidemiologici che hanno determinato prevalenza e incidenza di queste condizioni nella popolazione napoletana e nell'isola di Ischia e contribuendo a definire i valori di normalità della densitometria ossea ad ultrasuoni per la popolazione pediatrica nazionale. Di grande impatto è stato anche lo studio longitudinale sull'effetto della ipovitaminosi D come principale fattore di rischio per la prima frattura, un dato che ha allertato anni fa la comunità scientifica sulla importanza di questo fattore, precedentemente sottovalutato soprattutto alle nostre latitudini.

In ambito assistenziale l'ambulatorio osteoporosi della UOC di Reumatologia svolge da anni una intensa attività per i pazienti riferiti dal territorio e per i pazienti di altre Unità dell'AOU Federico II, come ad esempio pazienti con trattamenti steroidei cronici, AIDS, patologie neurologiche, celiaci, con patologie emato-oncologiche, trapiantati, pazienti pediatrici.

Il referente di questa attività, Professore Antonio del Puente, è stato membro del consiglio direttivo degli organismi societari a livello nazionale e ha partecipato a studi clinici nazionali ed internazionali come componente dei relativi boards.

Le fratture da fragilità colpiscono una donna su tre e un uomo su cinque dai 50 anni in su e non sono un ‘normale' segno di invecchiamento, ma la conseguenza di una specifica patologia. In Italia nel 2017 si sono verificate 560.000 fratture, con un costo per il sistema sanitario nazionale di 9,4 miliardi di euro. Una frattura aumenta da 5 a 7 volte il rischio imminente di fratture successive e innesca una spirale negativa di dipendenza dall'assistenza sanitaria, aumento dei costi e compromissione della qualità della vita. Purtroppo i risultati degli studi dimostrano che il 75% dei pazienti anziani viene dimesso dagli ospedali italiani dopo una frattura del femore senza ricevere alcun trattamento farmacologico per l'osteoporosi.

Vi è quindi la necessità di riconoscere le fratture da fragilità come una priorità per la sanità pubblica e di integrare la prevenzione secondaria e la gestione specifica di queste problematiche, utilizzando i trattamenti disponibili di documentata efficacia. Il convegno di novembre, aperto a tutti, sarà una occasione privilegiata per approfondire questi temi.

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