La Facoltà di Ingegneria. Le sedi di piazzale Tecchio e via Claudio

di Maria Luisa Scalvini

  • La facciata principale del complesso costruito sul progetto di Luigi Cosenza per la sede di Piazzale Tecchio della Facoltà di Ingegneria
    La facciata principale del complesso costruito sul progetto di Luigi Cosenza per la sede di Piazzale Tecchio della Facoltà di Ingegneria

La Facoltà di Ingegneria di Napoli è oggi dislocata, per l'insieme delle sue attività scientifiche e didattiche, su tre aree della zona di Fuorigrotta-Bagnoli, con le due sedi ormai "storiche" di piazzale Tecchio e di via Claudio, entrate in funzione tra fine anni Sessanta e primi anni Settanta, e con quella di più recente acquisizione di via Nuova Agnano, utilizzata dall'ottobre 2001. Sebbene frutto anche di significativi apporti di collaborazione, i due complessi di piazzale Tecchio e di via Claudio si devono soprattutto ed essenzialmente a Luigi Cosenza (1905-1984), «una delle poche figure non provinciali nel panorama della cultura della nostra città» , e a parere di molti restano, con alcune ipotesi di piano per Napoli, fra le testimonianze più importanti del suo impegno civile e di quell'«entusiasmo morale che fu la sostanza della sua vita di grande intellettuale napoletano e della sua opera d'urbanista e architetto moderno» . Sicuramente, a partire già dal primissimo incarico di progettare la sede di quello che allora era il "triennio" un incarico che, a valle di istanze manifestatesi già prima della guerra, gli venne affidato con lungimirante iniziativa, negli anni Quaranta, dall'allora preside Adriano Galli Luigi Cosenza ha dedicato a questa pluridecennale vicenda molta parte delle proprie fatiche di progettista e di tecnico, coniugandovi le proprie trascorse esperienze di studente con quelle, in grandissima parte contemporanee alla realizzazione e segnate da non poche amarezze, di docente . Ad attirare l'attenzione degli studiosi è stato per lo più, com'è facile verificare, il complesso di piazzale Tecchio. In proposito, i giudizi critici non sono stati talora privi di riserve , e a chi volesse indicare gli esiti più compiuti e felici dell'attività di Cosenza architetto, verrebbe fatto di evocare piuttosto altre opere basti pensare alla villa per Augusto Oro (1934-‘37) e al complesso di Pozzuoli per la Olivetti (1951-'54) .

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Dal volume "Il patrimonio architettonico dell'Ateneo Fridericiano" a cura di Arturo Fratta - fotografie di Riccardo Giordano - Arte Tipografica Editrice

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