Terzo Rapporto sulla criminalità e la sicurezza a Napoli

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Verrà presentato il 31 gennaio 2022 alle 15.30 a Roma, d'intesa con l'Istituto di Studi Politici "S. Pio V", il Terzo Rapporto sulla criminalità e la sicurezza a Napoli, curato da Giacomo Di Gennaro, Ordinario di Sociologia giuridica e della devianza dell'Università Federico II e Riccardo Marselli, Ordinario di Economia politica dell'Università Parthenope.

Questo Terzo Rapporto, in continuità temporale con i precedenti, fa il punto sull'andamento della delittuosità e dei crimini nelle aree metropolitane del Paese negli gli anni appena precedenti all'esplosione della Pandemia. Ne sottolinea la contrazione e il miglioramento degli indici relativi a diversi reati, sia contro la persona che contro il patrimonio (-17,9% per il periodo 2014-2018). Resta preoccupante il tasso di omicidi nei confronti delle donne e, in base ad un indice composto nuovo generato (indice di criminalità  sessuale) standardizzato sulla popolazione femminile nella fascia di  età 14-65 anni, emerge, a fronte di un iniziale decremento negli anni  2004-2007, una progressiva ascesa dal 2017 che tocca il 22,1% dei reati che in media si consumano tra tutte le aree metropolitane del Paese (che ricordo ai sensi della l. 56 del 7 aprile 2014 sono 14).

Si consideri che le città dove l'andamento è registrato in misura rilevante sopra la media, sono tutte del Nord (Bologna, Milano, Firenze), a fronte di tutte quelle meridionali che sono al di sotto  della media. Infine, due altre osservazioni: l'indice di microdelinquenza e quello di criminalità violenta. Il primo, standardizzato sulla popolazione 14-65 anni (e che considera il furto  con strappo, con destrezza, quello in esercizi commerciali, su auto in  sosta, di ciclomotori, autovetture, moto), tende dal 2004 ad una costante discesa. Anche in questo caso, sono le città del Nord  (Milano, Bologna, Roma, Torino, Genova) a registrare valori superiori alla media. Paradossale è che rapportato questo indice solo al furto di automobili e motocicli standardizzato sul parco veicolare  circolante in Italia nel periodo 2004-2018 ogni 100mila veicoli registrati al PRA, emerge che Milano, Torino, Bologna, Venezia riportano valori superiori alla media, mentre Napoli, Reggio Calabria e Messina molto al di sotto della media. Come dire: paghiamo valori più alti per le assicurazioni in città sebbene si registrino furti in misura inferiore rispetto alle altre metropoli. Anche per il furto di motocicli Napoli è quarta nella high zone.

Relativamente all'indice di criminalità violenta (ICV) esso fa registrare un andamento discendente che per l'intero periodo già indicato (2004-2018) raggiunge il valore del -14,5%. Tuttavia, sono Napoli, Milano e Torino le aree urbane top five, anche se per Napoli va sottolineata la contrazione dei valori negli ultimi quattro anni. Questa variazione e comunque la permanente marcata posizione di Napoli  rispetto a tutte le altre città deriva dal peso che il numero di rapine ha sull'indice composto.

Atteso, infine, che la devianza grave minorile si concentra nel territorio italiano nei centri metropolitani, è nelle metropoli del nord-ovest (Milano, Torino, Genova) che si registrano per tutta la  serie storica (2004-2018) valori più alti di delittuosità minorile, cui seguono Roma e Firenze e solo nella low zone troviamo Napoli, Bari e Reggio Calabria. Il dato maggiormente preoccupante attiene la qualità dei reati e specie quelli caratterizzati da una maggiore intensità della violenza: in questo caso Napoli fa registrare il rapporto di gravità dei reati minorili più alto! Sebbene siano Bologna, Torino, Genova, Firenze, Milano le città con tassi alti che rispecchiano una devianza grave caratterizzata anche dalla presenza spesso di reati minorili coincidenti con condizioni di vagabondaggio, o una predazione per necessità, o rapine, i valori dell'indice a Napoli si alzano in più punti tant'è che considerando il periodo 2004-2017 si registra un rialzo del 50,5%. Ciò è reso ulteriormente  significativo dall'esame di quella può sinteticamente definirsi la qualità della delittuosità minorile coincidente con un numero maggiore di reati gravi consumati dai minori dell'area partenopea. L'addensamento della presenza di un numero alto di clan di camorra costituisce un fattore che inquina anche la devianza minorile aggravandone la qualità.

La seconda e la terza parte del Rapporto sono dedicate all'analisi del  fenomeno della corruzione. Ad essa vi hanno partecipato studiosi del  fenomeno, magistrati ed investigatori. E' pacifico ed è condiviso da tutti che la corruzione è diventato lo strumento principe utilizzato  dalle diverse organizzazioni mafiose.
Partendo dall'analisi ed elaborazione di dati ricavati dallo studio di  atti giudiziari provenienti da fonti differenti: atti giudiziari dalla  banca dati della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo;  sentenze giudiziarie provenienti da Distretti di Corte di Appello di  regioni selezionate (Campania, Lazio e Lombardia) e un monitoraggio  delle sentenze emesse dalla Corte dei Conti, il fenomeno della  corruzione è analizzato da prospettive disciplinari differenti  (sociologiche, economiche, giuridiche e statistiche), tipizzando la  modellistica dei patti corruttivi. Nel Rapporto è quantificata (e non  stimata) la corruzione derivando le informazioni dai materiali  giudiziari riscontrati nella banca dati SIDNA: 253 episodi corruttivi  estratti da 102 atti giudiziari nel periodo 2013-2020; Corti di  Appello Campania, Lazio e Lombardia, 348 episodi di corruzione  derivati da 217 atti analizzati nel periodo 2002-2019, e infine Corte dei Conti periodo 2015-2018 (intero Paese) analizzati 217 atti al 9  luglio 2019 presenti in banca dati su corruzione, concussione, peculato, abuso d'ufficio. Come si arguisce lo spettro dei casi intercettati è pari a 808 eventi che si caratterizzano per grand corruption e pretty corruption, su una temporalità 2002-2020  (differenziata per fonti). L'ammontare complessivo del solo danaro sottratto alla collettività (costo della corruzione) per un periodo di 12 anni è pari quasi a 260 milioni di euro, con una media per patto  collusivo di Euro 1.550.655,43! Questa è la corruzione scoperta!!!

L'aspetto più interessante che nel Rapporto è posto in luce è l'aggravamento del fenomeno determinato sia dalla sua maggiore diffusività che dalla sua indifferenziata trasversalità fra i ceti, le  classi sociali e i gruppi e/o organizzazioni. Un'accelerazione facilitata dal processo di globalizzazione dell'economia e dalla maggiore finanziarizzazione della stessa che ha trasformato il capitalismo in una modalità sempre più 'clientelare', ovvero  trasformando sempre più un'economia in una molteplicità di transazioni  in cui il successo negli affari dipende da comportamenti non etici e persino illegali. Questi aspetti dell'economia sono al contempo utilizzati da élite sempre più agguerrite, da cerchie e reti illegali sempre più diffuse e non necessariamente regolate dal crimine mafioso  organizzato, per curvare secondo le proprie finalità - fondate sull'esclusiva accumulazione dei profitti - la macchina burocratico-statale centrale e periferica che sovraintende alla spesa pubblica, ai contratti pubblici, ai servizi per i cittadini, all'implementazione delle infrastrutture necessarie per la dinamica  economica.

La presentazione può essere seguita sul canale YouTube dell'Istituto S. Pio V di Roma. 

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