Sottoprodotti della filiera del finocchio

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Specialmente le nuove generazioni stanno dimostrando una attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e l'utilizzo consapevole delle risorse naturali non rinnovabili così da non impoverire ulteriormente il nostro pianeta. La seconda metà del secolo scorso ha visto combinare una forte crescita demografica insieme a quella dei consumi procapite creando un sistema lineare riassumibile in ‘take, make, dispose' che ha il suo limite intrinseco nel consumo esponenziale delle risorse naturali disponibili.

L'alternativa al sistema lineare è una economia detta ‘circolare' che si basa sulla minimizzazione dell'uso di risorse naturali non rinnovabili e la valorizzazione degli scarti oltre che sulla estensione della vita utile dei prodotti e degli asset (closing-the-loop). In agricoltura, gli obiettivi dell'economia circolare e della sostenibilità del sistema produttivo coincidono e il target condiviso si può riassumere in uno sviluppo equilibrato, armonico e duraturo del pianeta e un ‘prelievo' minimo delle risorse naturali non rinnovabili.

Il gruppo di ricerca di Chimica degli Alimenti del Dipartimento di Farmacia della Federico II, coordinato dal professore Alberto Ritieni, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Agraria e i professori Stefania De Pascale e Alessandro Piccolo, con l'Azienda Agricola F.lli Napolitano, il Distretto Bioscience e la Fondazione IDIS Città della Scienza, è coinvolto nel progetto FENNEL (FavorirE l'utilizzo degli scarti del fiNocchio ai fini della bioecoNomia utilE allo sviluppo delle imprese agricoLe) finanziato dalla Regione Campania nell'ambito del PSR Misura 16 Tipologia 16.1 - Azione 2, focalizzato nella valorizzazione dei sottoprodotti della filiera del finocchio.

Una coltura della quale il 60% della biomassa raccolta costituisce uno scarto. In Campania si producono 1.348 tonnellate all'anno di finocchi e gli scarti rappresentano un costo per le aziende agricole. Uno studio pubblicato sulla rivista Molecules 26, 1968, 2021, scaricabile liberamente al seguente link, ha permesso di identificare e quantificare numerose molecole della famiglia dei polifenoli con attività salutistica che possono essere considerate il valore aggiunto necessario per indirizzare parte degli scarti verso le aziende alimentari o nutraceutiche. I prodotti attesi sono riconducibili a integratori liquidi o solidi utili per migliorare e mantenere lo stato di benessere. Negli scarti della filiera produttiva del finocchio (Foeniculum vulgare Mill) si sono identificati vari polifenoli, fra i quali quercetina, luteolina o epicatechina, che sono noti avere una ridotta bioaccessibilità durante la fase di digestione gastrointestinale.

Questo studio ha valutato in maniera comparativa la bioaccessibilità dei composti fenolici totali e la loro capacità antiossidante nelle diverse fasi di un processo digestivo simulato. A tale scopo sono state selezionate due formulazioni nutraceutiche basate l'una su capsule non gastroresistenti (NAR) e l'altra su capsule gastroresistenti (AR) preparate con gli estratti a base acquosa di finocchio.

L'analisi completa dei costituenti polifenolici estratti dagli scarti del finocchio, è stata ricavata per spettrometria di massa ad alta risoluzione (Orbitrap QExactive). In particolare, gli acidi clorogenici, come l'acido 4-caffeoilchinico e l'acido 3,4-dicaffeoilchinico, erano le molecole più presenti nei campioni analizzati (1.949 e 0.490 mg/g, rispettivamente). Dopo digestione gastrointestinale in vitro, l'estratto contenuto nelle capsule AR dimostrava avere una maggiore bioaccessibilità sia a livello duodenale che del colon (1,96 e 5,19 mg GAE/g, rispettivamente) rispetto alle capsule NAR (1,72 e 3,50 mg GAE/g, rispettivamente).

Questo risultato suggerisce che le condizioni acide dello stomaco riducono le quantità dei composti polifenolici rilasciati dalle capsule NAR. Pertanto, l'estratto acquoso degli scarti di finocchio potrebbe essere proposto come fonte innovativa e più facilmente disponibile di polifenoli alimentari se si utilizzano delle capsule AR che migliorano la bioaccessibilità dei polifenoli proponendosi come la formulazione nutraceutica più efficace.

In conclusione, la massa di scarti provenienti dalla filiera di lavorazione del finocchio può trasformarsi in una fonte di molecole nutraceutiche opportunamente veicolate sotto forma di capsule gastroresistenti capaci di raggiungere l'area del colon per essere assorbite e trasferite a livello di flusso ematico e, quindi, da rifiuto a risorsa in linea con i principi dell'economia circolare.


Redazione

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