Cambiamento climatico ed estinzione dei nostri antenati

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In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana iScience, un team di ricercatori internazionali provenienti da Università Italiane, Inglesi e Brasiliane, guidato dal professore Pasquale Raia del dipartimento DiSTAR della Federico II, utilizzando un vasto database di resti archeologici e dati paleoclimatici per studiare le preferenze climatiche delle specie del genere Homo, ha scoperto che l'uomo di Neanderthal e l'Homo heidelbergensis, prima ancora di noi, usarono la tecnologia e le loro capacità cognitive per diffondersi in lungo ed in largo nel Vecchio Mondo, superando le barriere naturali imposte dalle basse temperature, e divenendo quindi capaci di abitare ambienti diversissimi, dalle foreste pluviali alle zone periglaciali.

"Nonostante questa dimostrazione d'intelligenza tutte le specie di Homo tranne la nostra sono estinte. In un secondo studio pubblicato dallo stesso team di ricercatori sulla prestigiosissima rivista One Earth, è stato dimostrato che nonostante la loro estrema adattabilità, le specie di Homo non sono cadute vittime della competizione con Homo sapiens, come spesso si pensa, quanto del volgere del clima terrestre verso le condizioni estreme delle glaciazioni. Sebbene le specie umane appaiano generalmente fra le meno sensibili al cambiamento climatico, i nostri parenti prossimi non seppero adattarsi alle ere glaciali, soccombendo alle nuove e difficili condizioni ambientali alle quali finirono per essere esposte." sottolinea il professore Raia.

Le ricerche del team guidato dal Professor Raia suggeriscono un messaggio di cautela che si applica oggi alla nostra specie. "Gli esseri umani stanno sfruttando le risorse naturali ad un livello mai realizzato prima, spingendo moltissime specie verso l'estinzione – continua il professore Raia - togliendo loro lo spazio vitale per sopravvivere e costringendole a fronteggiare le minacce dell'inquinamento e di fenomeni climatici sempre più estreme e mutevoli. Persino i nostri parenti più prossimi non sono stati in grado di reagire al cambiamento climatico tanto da salvarsi. Dunque, c'è da aspettarsi che la fauna selvatica, che non condivide con noi specie umane lo straordinario potere della mente, le tradizioni culturali e gli utensili, sia sotto una minaccia drammatica. Difficilmente possiamo pensare che Homo sapiens sia minacciato direttamente dal cambiamento climatico, ma in assenza di sforzi risoluti per frenarlo, ci attende un futuro di solitudine su questo pianeta".


Redazione

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