Scritture in transito tra letteratura e cinema. "OLTREUMANI"

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Nuovo appuntamento con "Scritture in transito tra letteratura e cinema", il seminario guidato da Silvia Acocella, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea con Francesco Amoruso- Laboratorio di Scrittura. Tra le pagine e la melodia -Gianluca Della Corte- Laboratorio di Audiovisivi e multimediali - e Marianna Lucia di Lucia- Laboratorio di Videocritica cinematografica.

L'incontro seminariale del 16 aprile, dedicato a "OLTREUMANI", raccoglierà le proiezioni che l'uomo, con i piedi sulla terra e gli occhi rivolti verso il cielo, vede aggirarsi a mezz'aria, oltre i confini delle forme naturali ma come attratte ancora dal peso della sostanza umana. 

I seminari, in diretta, sempre di giovedì dalle 13 alle15, saranno visibili attraverso la piattaforma Microsoft Teams. Gli iscritti al seminario dovranno accedere alla piattaforma, con l'account @studenti.unina, attraverso questo linkogni incontro sarà registrato e pubblicato sul sito del seminario: https://scrittureintransito.com/.

Si parte dall'Ottava elegia di Rilke e dallo sguardo dei bambini, i soli capaci, ne Il cielo sopra Berlino, di vedere gli angeli. Seguiremo le mani di Damiel, che rinuncerà alla sua condizione angelica per il desiderio di sentire il calore, i colori e l'intera vita umana dentro una carezza sulle spalle senza ali di una trapezista, in bilico tra terra e cielo. Passeremo per piume e dipinti, tra angeli che lottano, fronteggiano Eros, cadono e infine raggiungono l'occhio del Novecento. Una spinta dal basso, possibile solo dai margini estremi della vita, renderà volanti come in sogno i poveri di Miracolo a Milano, insegnando una futura via di fuga anche al più umano degli extraterrestri. Dei supereroi, saranno raccontate le ferite, l'istante in cui le maschere si lacerano e le loro cadute. In mezzo a una folla di invisibili e a un'umanità offesa, alcuni, invece, si rialzeranno e con funi, pennacchi, corde di chitarre, si solleveranno sopra le teste e le cattive leggi, portando i lori cuori tra terra e cielo, dove la musica continua a circolare, anche se i corpi sono in catene. Con la sola forza delle braccia, spingendo una ruota panoramica, il protagonista di Lo chiamavano Jeeg Robotsolleverà tra le nuvole il sorriso di una donna, unico punto debole della sua invulnerabilità. Tra quelle sue stesse braccia, ascoltando un altro cuore battere sul suo, scoprirà che abbracciare è un movimento celeste, il più simile al volo per chi, caduto in terra, sente ancora una nostalgia di ali. 

 


Redazione

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