Le microplastiche si 'travestono' da alghe e batteri

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Sembra che la plastica sia l'unica minaccia alla salute degli oceani. Non si parla d'altro, e la rivista di divulgazione scientifica Focus ha dedicato alla plastica nei mari la copertina del numero di agosto.

L'Unione Europea sta spendendo moltissimo per la plastica in mare, sostenendo minuziosi studi che la quantificano. Questa frenesia anti-plastica sta oscurando tutti gli altri problemi che minacciano la salute degli oceani. Prima di tutto il riscaldamento globale, con lo scioglimento dei ghiacci polari e l'alterazione del grande nastro trasportatore oceanico, il sistema di correnti che connette tutti gli oceani e che è generato proprio dalla formazione di ghiaccio ai poli. Poi c'è la pesca industriale, seguita dall'inquinamento di cui la plastica è solo uno dei tanti agenti. 

Per capire il ruolo della plastica bisogna spiegare come funziona il plancton e come funzionano le reti trofiche marine, per capire come le minuscole particelle di plastica (le microplastiche) possano intrufolarsi nei sistemi ecologici, ‘travestendosi' da alghe e batteri.

Focus mi ha dato l'occasione di spiegarlo nel numero di settembre ora in edicola e di espletare, così, la terza missione che l'Università è chiamata a svolgere. 

Tornando alla plastica, il problema non si risolve in mare. Non riusciremo mai a togliere le microplastiche dagli oceani. Il problema si risolve a terra, smettendo di produrre e usare la plastica. Sembrava una magnifica soluzione e invece ora sta causando problemi insormontabili. Una bella sfida per il progresso tecnologico!

 

Ferdinando Boero

Professor of Zoology

Dipartimento di Biologia

Università degli studi di Napoli Federico II

 

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