Sequestro del Carbonio Organico nei suoli agrari

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A compimento del progetto nazionale FISR-MESCOSAGR finanziato dal MIUR e coordinato dal professor Alessandro Piccolo, ordinario di Chimica Agraria, sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista LAND DEGRADATION AND DEVELOPMENT [(2018) 29, 485-494; doi.org/10.1002/ldr.2877] i risultati di una ricerca  triennale sui campi sperimentali dell'Università di Napoli Federico II, dell'Università di Torino e dell'Università del Sacro Cuore di Piacenza, in cui la somministrazione a suoli coltivati a grano di un catalizzatore ferro-porfirinico di sintesi ha permesso la fotopolimerizzazione in situ della sostanza organica (o humus) del suolo e, perciò, il sequestro del carbonio organico da 2.2 a 3.9 tonnellate per ettaro per anno, a seconda delle proprietà dei diversi suoli oggetto del trattamento fotocatalitico.  

La quantità di carbonio sequestrata annualmente, e perciò sottratta all'emissione in atmosfera come CO2, è significativa se confrontata a quella fissata dall'unica tecnica finora applicata per ridurre la perdita di carbonio dai suoli, la non aratura, che raggiunge a malapena 0.5 tonnellate per ettaro in 20 anni, ma con la diminuzione delle rese produttive. Al contrario, la fotopolimerizzazione catalizzata della sostanza organica non incide sulle rese colturali che rimangono al massimo raggiunto dalle attuali pratiche di conduzione dei suoli.

Estrapolando i dati ottenuti all'estensione globale dei suoli agrari, la nuova tecnologia agrocatalitica, messa a punto al Dipartimento di Agraria, permetterebbe un potenziale sequestro di carbonio totale maggiore di due volte l'emissione dell'anidride carbonica globale dovuta a tutte le attività umane, e, dunque, un metodo pratico e facilmente applicabile per limitare, se non arrestare, i cambiamenti globali che tanto minacciano l'equilibrio climatico ed ecologico del pianeta.


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