Esercizi di teoria e Immagini dialettiche

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Un ciclo seminariale di quindici anni fa ravvisava nella transizione dai metodi alle immagini  la cifra distintiva della critica e della teoria letteraria, còlte al tornante del nuovo millennio: «da una episteme incardinata sullo strutturalismo, con le sue filiazioni narratologiche e semiologiche» si trascorreva «alla multifocalità di prospettive che ridanno voce piena alle soggettività interpretanti e ripensano il testo a partire dall'atto enunciativo che concorre a costituirlo» (aa.vv., Le immagini della critica. Conversazioni di teoria letteraria, a cura di Ugo M. Olivieri, Bollati Boringhieri, Torino 1993).

Non si trattava solo del cultural turn, né del ritorno in auge, in versione aggiornata e più sofisticata, dell'imagologia; né si trattava solo del raffinarsi degli studi sulla transcodificazione e, più in generale, degli approcci inter artes. Stava avvenendo qualcosa di più profondo: qualcosa che parlava di un'inquietudine diffusa nella comunità degli interpreti, di una riconosciuta inadeguetezza della nozione di codice e di altri paradigmi fondamentali della teoria e della semiologia.

Non è forse un caso che proprio in quegli anni le risorse dell'informatica sembrarono finalmente in grado di offrire inedite risorse applicative a chi si sforzava di guardare agli oggetti letterari in modo nuovo e straniante: considerandone l'evoluzione nel tempo e l'articolazione nello spazio (sia interne che esterne al testo); visualizzandone e quantificandone la genealogia e le tecniche compositive; provando a elaborare dei modelli di distant reading e di rappresentazione grafica, attraverso i quali sociologia e interpretazione, supportate dagli strumenti euristici peculiari delle scienze dure, potevano, in qualche misura, darsi la mano.

La prossima riedizione de Le immagini della critica e la traduzione ( curata dall'Opificio e di imminente pubblicazione per i tipi di Federico II University Press) dei pamphlet dello Stanford LitLab rilanciano il problema a un ulteriore grado di complessità. Nel secondo seminario di Esercizi di teoria ne discuteranno, coordinati da Francesco de Cristofaro e Giampiero Moretti, due dei coordinatori del ciclo Leonardo Distaso e Ugo M. Olivieri, due giovani ricercatori Elisabetta Abignente e Giuseppe Episcopo e due studiosi di fama internazionale Michele Cometa e Franco Moretti. Ciascuno affronterà la questione con declinazioni e metodi diversi: dai Visual Studies alla «biopoetica», dalle Digital Humanities all'ermeneutica di Benjamin. È infatti ancora attraverso il pensiero del filosofo tedesco – in cui le immagini dialettiche consentono alla storia di giungere alla «leggibilità» in una determinata epoca – che la domanda sulla funzione dell'immagine nella prassi critica (a lungo dominio incontrastato dei linguaggi verbali) si rivela, oltre che straordinariamente suggestiva, più urgente che mai.

Gli incontri, nati da una collaborazione tra l'Università Federico II e l'università L'Orientale, si terranno giovedì 15 novembre alle 15 a palazzo Giusso e venerdì 16 novembre alle 10.30 all'Accademia Pontaniana.

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