Pitture di Napoli nelle scritture degli artisti: Celentano, Toma, Morelli

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Mercoledì 21 marzo 2018, alle 15.30, le Gallerie d'Italia di Palazzo Zevallos Stigliano ospiteranno il seminario "Pitture di Napoli nelle scritture degli artisti: Celentano, Toma, Morelli". Interverranno Pasquale Sabbatino e Vincenzo Caputo dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.

Al centro della riflessione ci sarà la letteratura memoriale degli artisti, che disegna una singolare e preziosa galleria di pitture di Napoli nel secondo Ottocento. «Il pittore napoletano Bernardo Celentano – dichiara Pasquale Sabbatino – ferma nelle lettere l'asfissiante letargo culturale dopo le barricate del 1848, la decisione di fuggire da Napoli, il viaggio in Italia e la dimora a Roma, la capitale dell'arte, per allargare progressivamente gli orizzonti.  Il pittore galatinese Gioacchino Toma, nel romanzo autobiografico Ricordi di un orfano (1898), ragguaglia sul viaggio nel 1855 dalla Puglia a Napoli dove si formò, sulle vicende garibaldine alle quali prese parte, sul ritorno a Napoli, sulla frequentazione della scuola di Domenico Morelli e sugli incarichi di disegno d'ornato e di disegno dei gessi presso l'Istituto di Belle Arti. Infine Morelli, nei Ricordi della Scuola napoletana di Pittura dopo il '40 e Filippo Palizzi (1900), disegna con le parole diverse pitture storiche di Napoli, dal convenzionalismo accademico di Giuseppe Mancinelli negli anni Trenta alla progressiva rivelazione di Giuseppe e Filippo Palizzi che avviarono lo studio dal vero negli anni Quaranta,  dal soffocamento nel sangue delle agitazioni (maggio 1848) ai viaggi in Italia, Francia, Belgio, Germania, dalla riforma artistica che fu introdotta nell'Accademia dopo l'Unità all'affermazione e crescita della città di artisti e città di scuola d'arte dal respiro finalmente italiano ed europeo. Questi quadri storici scritti vanno aggiunti ai quadri storici dipinti, di cui Morelli rimane maestro indiscusso e fortunato».

Ci troviamo di fronte a una quantità considerevoli di scritti, i quali meritano una specifica attenzione non solo per il loro valore documentario. «Nella seconda metà dell'Ottocento – afferma Vincenzo Caputo – Napoli ricopre un ruolo fondamentale nel panorama artistico del neonato stato italiano, vivendo una fervida stagione culturale con interscambi anche a livello europeo. È possibile, in questo senso, ricordare la prima mostra nazionale d'arte a Firenze nel 1861, nel corso della quale abbiamo la consacrazione dell'attività napoletana e dei suoi protagonisti. Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Saverio Altamura, Bernardo Celentano, per citarne alcuni, finiscono per suscitare la curiosità "italiana" per la scuola pittorica partenopea. La registrazione scritta di questa stagione è appunto affidata ai numerosi testi autobiografici degli stessi pittori protagonisti di essa, i quali permettono di trasporre sul piano letterario vicende e personaggi della città all'altezza del diciannovesimo».

 

 

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