Corte e cerimoniale di Carlo di Borbone a Napoli

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Si svolgerà venerdì 6 maggio 2016, nella "Sala cinese" della Reggia di Portici, il primo dei seminari organizzati nell'ambito delle iniziative programmate dal Comitato promotore per le celebrazioni del tricentenario della nascita di Carlo di Borbone.

Il Comitato è presieduto da Rosanna Cioffi, docente della SUN, e composto da Aurelio Musi, docente dell'Università di Salerno, Luigi Mascilli Migliorini, docente Università di Napoli L'Orientale, Anna Maria Rao, docente dell'Università di Napoli Federico II.

Il seminario, organizzato da Anna Maria Rao, vede la collaborazione dei Dipartimenti di Studi Umanistici e di Agraria, diretti rispettivamente dai professori Edoardo Massimilla e Matteo Lorito.

La giornata di studi inizierà alle 9,30 e sarà dedicata al tema Corte e cerimoniale di Carlo di Borbone a Napoli, un tema che trova una sede particolarmente appropriata all'interno della Reggia di Portici, uno dei palazzi reali che fin dal 1738 furono progettati dal nuovo sovrano, giunto a Napoli nel maggio del 1734. Accanto al palazzo di Capodimonte e a quello di Caserta, avviato qualche anno più tardi, il palazzo reale di Portici fu particolarmente caro a Carlo di Borbone e alla sua consorte, Maria Amalia di Sassonia, che vi si recavano almeno una volta alla settimana. Con l'arrivo del nuovo re, che poneva fine alla plurisecolare dipendenza delle Sicilie da sovrani esterni e non residenti, prese subito avvio la formazione di una corte il cui splendore divenne ben presto motivo di ammirazione per diplomatici e viaggiatori stranieri, oltre che uno dei simboli della politica di rafforzamento del nuovo Stato, della sua autonomia e del suo prestigio sulla scena internazionale.

Autorevoli studiosi italiani e stranieri e giovani ricercatori ricostruiranno sulla base di importante documentazione edita e inedita le vicende relative alla costruzione di cerimoniali adeguati allo svolgimento della vita di corte, le continuità e le discontinuità rispetto ai modelli della precedente corte napoletana dei viceré, le contiguità e le differenze rispetto ai modelli europei, l'importanza simbolica di cerimonie e etichette sia sul piano internazionale sia dal punto di vista della rappresentazione delle gerarchie fra i ceti e le figure che si muovevano intorno al sovrano, dentro i suoi palazzi e dentro la città.

Nozze e nascite, funerali e partenze per i ‘luoghi di delizie', visite di ambasciatori, rappresentazioni teatrali e scavi archeologici, cerimonie pubbliche e private, laiche e religiose, erano altrettante occasioni di esibizione della maestà del re e della sua munificenza, momenti celebrativi della unione tra il sovrano e il suo popolo. Anche inchini e baciamani potevano servire a costruire una civiltà delle buone maniere e a forgiare una nuova immagine di forza e di concordia del nuovo Stato di fronte alle maggiori potenze europee che continuavano a contendersene il controllo. (amr)

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